“… Il bluff della Fornero sulle donne”
Sull’abolizione delle dimissioni in bianco, spacciata dalla Fornero come
sostegno alle donne, la realtà mostra tutta la sua pochezza.
Le dimissioni in bianco sono la forma per le aziende per liberarsi di
lavoratrici incinte o prossime alla maternità, di lavoratrici che sono
costrette ad utilizzare assenze per assistenza dei figli o di anziani
(visto che pesa tutto su di loro), di donne che non ce la fanno (non per
debolezza fisica ma soprattutto perché già esaurite dal doppio lavoro
che normalmente fanno) a sostenere i ritmi e carichi produttivi, ecc.
La riforma dice che l’azienda che abusi del foglio firmato in bianco
dalle lavoratrici sarà punito con una sanzione da 5 mila a 30mila euro.
Primo, va notato che si parla di un “abuso” dell’azienda, quindi se è
fatta solo una volta, non è sanzionabile?;secondo la riforma non dice
che in questi casi il licenziamento è nullo.
D’altra parte questo è solo un palliativo. La riforma del mercato del
lavoro, se passa, sarà drammatica nei suoi effetti e per le donne lo
sarà non solo in termini di lavoro, di reddito, ma di generale
peggioramento in termini di vita, di aumento delle condizione di
discriminazione, di oppressione, di peso della famiglia. Tutti i
contratti precari che restano e che precarizzano ogni giorno
l’esistenza, riguardano soprattutto le donne che faticheranno come e più
di prima a trovare anche uno straccio di lavoro precario, mentre non
troveranno nessuno ostacolo ad essere cacciate dal lavoro (pur senza
dover ricorrere alle ‘dimissioni in bianco’, tanto c’è il ‘motivo
economico’).
Con i licenziamenti per “motivi economici”, i casi delle operaie
dell’Omsa diventeranno decine e decine, visto che tra i motivi economici
c’è la “chiusura dell’attività produttiva”; così come tante operaie,
soprattutto delle grandi fabbriche, a partire dalla Fiat, saranno le
prime ad essere mandate a casa perchè, tra i motivi economici, vi è
l’introduzione di macchinari per risparmiare lavoro; o saranno cacciate
le operaie con Ridotte Capacità Lavorative, cioè ammalate, invalidate a
causa dello sfruttamento sul lavoro e del doppio lavoro in casa.
Le lavoratrici saranno poi tra le prime ad essere licenziate nei
licenziamenti collettivi camuffati da licenziamenti individuali per
motivi economici, l’unica loro salvezza sarà se costano di meno
all’azienda, appunto perché donne.
Infine, il bluff diventa enorme quando si vuole far passare per “cultura
di maggior condivisione dei compiti di cura dei figli all’interno della
coppia”, il fatto che il “il padre lavoratore dipendente entro i cinque
mesi dalla nascita del figlio, ha l’obbligo di astenersi dal lavoro per
un periodo di… tre giorni, anche continuativi, dei quali due giorni
in sostituzione della madre…”, ma deve avvisare l’azienda almeno 15
giorni prima”. Della serie: che fa la Fornero, sfotte le donne? Tutta la
condivisione si riduce a 3 gg? E, quasi a modificare una spinta “troppo
in avanti” del governo, si dice che questa estensione è solo in via
sperimentale per gli anni 2013/2015….”.
“E’ stata una giornata bellissima e molto istruttiva e sarebbero dovute venire davvero tante altre donne per ampliare
questa coscienza e questo bella forza” – Jelena studentessa“la strada è lunga ma unite nella lotta si arriva dove si vuole” – Sabina studentessa
“bellissima esperienza le donne in lotta possono………..” – Cettina lavoratrice Scuola
“andiamo avanti con la lotta e non ci dobbiamo mai fermare….. VIVA LE DONNE CONTRO TUTTO” – Corrada lavoratrice Scuola
“una bella e intensa assemblea… la nostra è una lotta non solo come
lavoratrici, precarie ecc ma è anche una lotta per lanostra dignità di
donne…” Giorgia precaria Coop Sociale…
Tante donne lavoratrici, precarie, disoccupate, studentesse
hanno partecipato attivamente all’incontro nazionale che si è tenuto a
Palermo promosso dalle lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe
insieme alle compagne del Movimento femminista proletario
rivoluzionario.
Presenti delegazioni da altre città del nord e del sud, in particolare
una rappresentanza delle disoccupate e lavoratrici di Taranto, unite,
sia pur a distanza, spesso nella stessa lotta.Il clima bello e
combattivo è stato attraversato dall’eco dell’entusiasmo e forza messi
in campo nel corteo di circa 150 donne fatto due giorni prima a Palermo,
che si erano anche scontrate, vincendo, contro la stupida repressione
della polizia; la più importante manifestazioe a livello nazionale di
donne proletarie tenutasi nell’8 marzo e in cui per la prima volta, dopo
anni, hanno manifestato insieme lavoratrici, precarie, e
ragazze,studentesse.
L’assemblea si è aperta con la lettura e condivisione di diversi
messaggi da chi avrebbe voluto ma non ha potuto essere presente: in
particolare dalle operaie dell’Omsa, da Attrice Contro che ha mandato un
saluto da Radio Città Aperta, da lavoratrici di Roma, dell’Aquila, di
Arezzo, di Bologna… fino al Friuli.
Nell’assemblea, come nelle iniziative dell’8 marzo, abbiamo mandato un
caldo saluto alle donne del movimento No Tav, protagoniste in una una
sorta di guerra di popolo di lungadurata che la popolazione sta portando
avanti.
E’ stato sottolineato quindi il piacere e l’importanza di trovarsi
insieme, di conoscersi, di socializzare le esperienze di lotta come
elemento di reciproco rafforzamento, importante nella fase specifica che
stiamo vivendo di vero e proprio salto di qualità pratico, politico,
ideologico, culturale da parte di governo, padroni, Stato contro
l’intera condizione delle donne, cartina di tornasole della condizione
dell’intera società, che si vuole far tornare indietro in un moderno
medioevo.
” Siamo tra le donne che dovranno continuare a lavorare, ad esaurirsi in
fabbrica e nei posti di lavoro fino a 65 anni e oltre – abbiamo ripreso
dall’appello di convocazione dell’incontro – siamo tra le tante che non
vedranno mai un lavoro vero e la pensione; tra quelle che dovranno
caricarsi ancora di più del peso del carovita, dei tagli alle spese
sociali… Governo e padroni si affannano per uscire, loro!, dalla crisi
ma questo per noi donne significa più doppio sfruttamento sul lavoro,
che sempre più è precario, e in casa, più doppia oppressione, più
“uccisione” del futuro, più discriminazione, più humus da moderno
medioevo, ideale brodo di coltura anche per le violenze sessuali e le
uccisioni delle donne! Se le ministre tecniche alla Fornero, le
dirigenti sindacali alla Camusso, le tante riformiste legate ai partiti
borghesi ora parlano di noi donne, non ci ingannano! parlano di
“tutele”, mentre preparano o appoggiano provvedimenti che ci fanno
tornare decenni indietro. E’ ora, quindi, che noi scateniamo la nostra
rabbia e organizziamo la nostra lotta…”
Tanti sono stati gli interventi di lavoratrici, disoccupate, di giovani
in lotta ogni giorno, prima e dopo l’8 marzo; dalle loro denunce, dai
lori coinvolgenti racconti delle lotte dure che stanno facendo contro
istituzioni, aziende, polizia, ma anche contro discriminazioni,
pressioni sessuali, humus maschilista dentro e fuori i posti di lavoro, è
venuto fuori chiaro il doppio fronte di lotta delle donne: quello di
classe e quello di genere, e che la lotta delle donne porta una
necessità di rivoluzione che nessuna ipocrita politica di
“conciliazione” può fermare.
E’ stato ribadito però che è necessario che le lotte delle donne si
uniscano, rimanere circoscritte solo alle lotte locali è inefficace e
impotente perché si è detto “dobbiamo lottare insieme contro un sistema
sociale che insieme agli attacchi alle nostre condizioni di lavoro vede
una forte ripresa di concezioni maschiliste e reazionarie contro noi
donne”.
Condivisione e collegamento delle varie realtà in lotta quindi ma
guardando ad un percorso che possa portare alla costruzione di una
concreta risposta di lotta complessiva in cui la questione di classe si
intrecci alla questione di genere contro quello che è un attacco
complessivo contro la vita delle donne.
L’assemblea ha quindi lanciato da Palermo l’appello a tutte le
lavoratrici, le precarie, le disoccupate, a tutte le donne in lotta PER
UNO SCIOPERO DELLE DONNE L’8 MARZO DEL 2013.
Sciopero delle donne è per ora una parola d’ordine ma se si riuscirà ad
organizzarlo sarà una cosa importante , di forte rottura e impatto, “un
po’ come lo sciopero degli immigrati – si è detto – in cui ad un certo
punto prendono in mano la situazione e lo fanno”.Lavoreremo in tutto
questo anno per costruire una rete tra le realtà in lotta organizzando
anche incontri diretti.
A livello internazionale l’assemblea è stata dedicata alle donne
proletarie dell’India, che impegnate in prima fila nella guerra popolare
hanno portato avanti recentemente un grandioso sciopero di milioni di
donne, sfidando la triplice oppressione e indicando una strada a tutte
le donne. Dall’assemblea è emerso la proposta di organizzare nei
prossimi mesi un incontro in Italia con una rappresentanza delle donne
indiane.
Al termine dell’assemblea, un entusiasmante video delle battaglie del
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario e una cena
autorganizzata, musica, discussioni collettive, in un clima unitario,
festoso e combattivo.
VIVA L’8 MARZO!
VIVA LO SCIOPERO DELLE DONNE!
delle iniziative previste per la settimana del 8 marzo, a Palermo nel
pomeriggio di SABATO 10 MARZO è organizzato un incontro nazionale
pubblico delle lavoratrici, disoccupate dello Slai cobas per il
sindacato di classe, insieme alle compagne del Mfpr su:
donne/lavoro – la doppia lotta delle donne contro governo, padroni, Stato, pone la necessità di uno sciopero delle donne
L’incontro è aperto e invitiamo altre donne lavoratrici, precarie…compagne a partecipare.Via G. del Duca, 4 (accanto ai cantieri culturali alla Zisa) Palermo
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Sin dal suo insediamento, ci siamo mobilitate contro il “nuovo” governo
antiproletario e antipopolare Monti che, al servizio di padroni e
banche, nell’ambito di un pesante attacco alle generali condizioni di
lavoro e di vita, sta marciando rapido nel colpire doppiamente la
maggioranza delle donne.
Siamo tra le donne che dovranno continuare a lavorare, ad esaurirsi in
fabbrica e nei posti di lavoro fino a 65 anni e oltre; siamo tra le
tante che non vedranno mai un lavoro vero e la pensione; tra quelle che
dovranno caricarsi ancora di più del peso del carovita, dei tagli alle
spese sociali… Governo e padroni si affannano per uscire, loro!, dalla
crisi ma questo per noi donne significa più doppio sfruttamento sul
lavoro, che sempre più è precario, e in casa, più doppia oppressione,
più “uccisione” del futuro, più discriminazione, più humus da moderno
medioevo, ideale brodo di coltura anche per le violenze sessuali e le
uccisioni delle donne!
Se le ministre tecniche alla Fornero, le dirigenti sindacali alla
Camusso, le tante riformiste legate ai partiti borghesi ora parlano di
noi donne, non ci ingannano! parlano di “tutele”, mentre preparano o
appoggiano provvedimenti che ci fanno tornare decenni indietro.
E’ ora, quindi, che noi scateniamo la nostra rabbia e organizziamo la nostra lotta.
Già il 27 gennaio scorso, allo sciopero generale dei sindacati di base e
di classe a Roma, abbiamo portato in piazza la nostra ribellione e
determinazione ma occorre andare molto più avanti, è necessario che le
tante realtà di lotta delle donne lavoratrici, precarie, disoccupate,
licenziate
convergano e si uniscano, rimanere delimitate solo intorno alla propria lotta è inefficace e impotente.
Ad un attacco complessivo, dobbiamo contrapporre una lotta complessiva
che intrecci la questione di classe alla questione di genere. La nostra
lotta sul doppio fronte, e la nostra determinazione, la combattività e
creatività che riusciamo a mettere in campo quando lottiamo, se siamo
unite, possiamo essere una forza potente.
Per questo al centro dell’incontro nazionale del 10 marzo è la
discussione, l’organizzazione, l’attività per costruire uno sciopero
delle donne! Autorganizzato come lavoratrici, operaie, precarie,
disoccupate, giovani, uno sciopero che abbia nelle sue ragioni l’insieme
della condizione di lavoro o non lavoro come l’insieme della condizione
di vita di noi donne.
Le lavoratrici, precarie, disoccupate Slai Cobas per il sindacato di classe
Le compagne del movimento femminista proletario rivoluzionario
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Associazione rivoluzionaria RAWA |
A fianco delle donne afghane |
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Femminismo e islamismo |
Dal Nepal all’Iran: la doppia rivoluzione |
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Accordo quadro sul nuovo modello contrattuale .
Per una lettura critica vedi anche Rdb Cub
Il libro verde di Sacconi
Lo scandaloso accordo Alitalia_Cai-sindacati confederali
Documenti sul lavoro
Video e interviste su DonnaTV
L’appello del tavolo4 per la Palestina, da scaricare, far girare e sottoscrivere
Contributo di emergenza femminista
Inchiesta fiom tra le operaie
Appelli contro l’attacco alle pensioni e verso lo sciopero generale del 13 febbraio
Resoconto assemblea tavolo 4 del 27.09.08
Dossier lavoratrici_salute e sicurezza_contro la precarietà
Dossier tavolo 4 del 23/24.02.08
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FERMIAMO IL MASSACRO DEL POPOLO PALESTINESE CON OGNI MEZZO NECESSARIO
mi bombardano
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Da Lord Anthony Ashley Cooper, politico inglese dell’era vittoriana, a Theodor Herzl (promotore del progetto “Sionismo”, 1890): “ci vuole una terra senza popolo per un popolo senza terra”. Questo è il vincolo della pulizia etnica imposto dal sionismo, perché Israele, “la terra promessa”, si è insediato su una terra che vuota non era e non è. Che la smettano di distorcere la verità, accusando di antisemitismo chi combatte il sionismo e ne brucia il simbolo. La stella a sei punte racchiusa all’interno di 2 linee azzurre (i limiti della grande Israele, che si estende a nord verso l’Eufrate e a sud verso il Nilo) altro non è, per il mondo arabo, che la rappresentazione del progetto imperialista del sionismo. Semiti sono anche gli arabi e non solo gli ebrei, come vorrebbe la bibbia, come intendono il sionismo e la disinformazione mediatica e istituzionale. E’ questa mistificazione che genera mostri, che spaccia le vittime per carnefici, che cerca di sostituire allo scontro di classe lo scontro di civiltà. CHIAMIAMO LE COSE PER QUELLO CHE SONO e per favore giù la maschera: l’unica sicurezza che preme ai nostri governi è quella delle banche, del sistema capitalistico mondiale, è quella di chi affama e fa le guerrenon quella del proletariato internazionale. Siamo tutti ebrei contro il nazismo. Siamo tutti palestinesi contro il sionismo. Siamo tutti resistenti contro l’imperialismo. E abbiamo un nemico comune da combattere, SI CHIAMA CAPITALISMO ED ESSO E’ IL VERO TERRORISTA
INVITIAMO LE LAVORATRICI, LE DELEGATE, TUTTE LE DONNE A PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 6 DICEMBRE A TORINO per portare la denuncia del doppio attacco alle donne lavoratrici, alle donne precarie anche sul fronte della sicurezza, attualmente poco visibile anche quando, troppe poche volte, appaiono inchieste e denunce sulle condizioni a rischio in cui le donne sono costrette a lavorare; cosi come viene volutamente tenuto nascosto il legame tra la condizione di precarietá che tocca gran parte delle donne e l’attacco alla salute e alla sicurezza. La condizione di sicurezza, la tutela della salute nei settori a prevalente presenza femminile é purtroppo a livelli spesso da Terzo mondo, come da informazioni da Terzo mondo sono le morti delle lavoratrici, l’aumento delle malattie delle lavoratrici a causa sia delle condizioni generali di lavoro ma anche del doppio lavoro – minimo le donne fuori e dentro casa lavorano 60/65 ore settimanali, non hanno la possibilitá di riposarsi, con conseguente fatíca, stress psicofisico pesante, salute a rischio, ecc. Dall’agricoltura, dove qualsiasi statistica dimostra che le donne invecchiano prima; alle fabbriche e fabbrichette del tessile, in cui spesso ci sono problemi di difficoltá di respirazione a causa dei locali di lavoro, delle fíbre dei tessuti lavorati, o problemi di elevato rumore; ai call center, dove accanto si rischi fisici vi é il “tecnostress” (come lo ha definito il Giud. Di Torino Guariniello), ecc. ecc. Anche nelle fabbriche “miste”, come produzione auto, elettrodomestici, ecc. recenti inchieste hanno dimostrato che la condizione delle lavoratrici é peggiore, perché oltre ad essere sottoposte come gli altri operai a movimenti ripetitivi, faticosi, di braccia, mani, di parti del corpo, che provocano malattie, invaliditá; a causa dei ritmi di lavoro, della tensione, dei movimenti innaturali subiscono anche gravi conseguenze all’apparato riproduttivo, con disturbi sulle mestruazioni, rischi per la matemitá, ecc. OCCORRE CHE FACCIAMO USCIRE DAL SILENZIO QUESTA MORTE LENTA DELLE DONNE. IL DOPPIO LAVORO CI STRONCA LA VITA, CON QUESTO SISTEMA DEI PADRONI FACCIAMOLA FINITA! Per informazioni e partecipazione alla manifestazione di Torino: mfpr@fastwebnet.it – 3475301704 (Margherita) Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario 22.11.08
Carmela era una ragazzina di 13 anni di Taranto. Carmela aveva subito molestie sessuali da un ufficiale della Marina Militare, aveva denunciato l’accaduto, ma tutto era stato insabbiato. Carmela subì ancora violenza, uno stupro di gruppo. Anche questa volta le istituzioni non le credono, ma la bollano di essere “soggetto disturbato con capacità compromesse”. Così Carmela viene internata in un istituto e imbottita di psicofarmaci. Il 15 aprile 2007 muore cadendo dal balcone del settimo piano. Quello che segue è un primo resoconto del processo per stupro di Carmela, iniziato il primo ottobre e terminato il 10 dicembre con una sentenza vergognosa:
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
I genitori di Carmela non si fermano e continueranno a battersi e noi con loro. Vogliono fare un esposto contro gli avvocati che hanno attaccato Carmela e una denuncia contro le istituzioni (Assistenti sociali, Tribunale dei minori) che hanno fatto prima violenza su Carmela: i genitori vogliono che si indaghi su: Chi ha stilato la diagnosi su Carmela (ritenendola soggetto disturbato), chi ha autorizzato per rinchiuderla negli Istituti e a riempirla di psicofarmaci, senza neanche aver informato e ottenuto il consenso dei genitori. Questa è stata – come giustamente dicono i genitori – una violenza forse più terribile perchè fatta da chi si arroga il ruolo di difensore delle minori, di chi subisce violenze sessuali. Stiamo cercando di sapere esattamente le squallide e vergognose dichiarazioni fatte dagli avvocati in aula, dato che il processo era a porte chiuse e il padre è arrivato in ritardo; vogliamo infatti denunciare anche pubblicamente questi avvocati prezzolati con nome e cognome sui muri della nostra città. Oggi abbiamo coperto i muri della piazza dove sta il tribunale e il resto della città (compresa la scuola dove studiava Carmela) di manifesti di denuncia. Martedì 16 alle 12 i genitori di Carmela parteciperanno alla trasmissione “Insieme sulla 2”, su RAI 2. Un forte saluto Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario – Taranto.
Non vogliamo pagare ancora noi il prezzo più alto della crisi!
Uno sciopero al femminile, costruito autonomamente dalle lavoratrici, da tutte le donne, operaie, precarie, disoccupate, immigrate, studentesse. Uno sciopero su una piattaforma, parole d’ordine che esprimano l’insieme della nostra condizione di doppio sfruttamento e oppressione. Uno sciopero per imporre sui posti di lavoro, nelle piazze, nelle scuole, il punto di vista delle donne, la doppia determinazione delle donne. Una novità controcorrente anche per il sindacato e gli stessi lavoratori. Una lotta nuova, una rottura inaspettata da parte di padroni, governo Berlusconi, Vaticano.
…VERSO L’8 MARZO…SCIOPERO DELLE DONNE!
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diffondilo e raccogli le adesioniNOI VOGLIAMO LOTTARE E NON PARLAREASPETTANDO CHE QUALCUNO CI ORGANIZZI LE LOTTE! PER UNO SCIOPERO DELLE DONNE!
I provvedimenti a raffica di questi mesi, la recente proposta di innalzamento dell’età pensionabile, la legge Gelmini contro lavoratrici della scuola, madri e studentesse, gli accordi discriminatori su salari all’insegna “a pari lavoro, meno salario”, sulle assunzioni, le illegali dimissioni in bianco per “liberarsi” di donne in maternità; l’accordo azienda/sindacati confederali dell’Alitalia che si pone come pericoloso modello pilota di nuovi attacchi a diritti fondamentali, nuove discriminazioni che colpiscono e vogliono far tornare indietro soprattutto le donne; la cassintegrazione anticamera soprattutto per le donne della perdita definitiva del lavoro e i licenziamenti in aumento delle operaie dalle grandi fabbriche alle piccole, tra le lavoratrici precarie nei call center; la pesante condizione delle tante donne immigrate che sono il simbolo della precarietà e dello sfruttamento fin a forme di schiavismo, tutto questo è parte di un attacco sempre più pesante alle donne che viene portato avanti da parte del governo e dei padroni e mostra che le donne sono le prime a pagare la crisi. Ma non subiamo solo peggioramenti alle nostre condizioni di lavoro. Per noi donne tutto questo si traduce immediatamente in peggioramento delle nostre condizioni di vita: i tagli dei servizi sociali vengono scaricati su di noi, aumenta il lavoro di cura, ci vogliono rinchiudere di più in casa al servizio della famiglia e ci tolgono quel minimo di indipendenza che costituisce il lavoro esterno. Ma anche sui posti di lavoro questi attacchi si traducono anche in un clima più oppressivo, ricattatorio, che spesso per noi donne ha il drammatico volto del mobbing, delle molestie sessuali, fino a violenze sessuali da parte di padroni, capi, ecc. Pure i recenti stupri vengono usati, oltre che per i provvedimenti razzisti e fascisti, per distrarre l’opinione pubblica dalla crisi, mentre sono questi attacchi ai diritti, alle nostre condizioni di lavoro, alla nostra vita che alimentano quel clima culturale e ideologico di sopraffazione, di disprezzo per la vita delle donne, di sub cultura maschilista che costituisce il miglior humus per le violenze sessuali. Noi donne, noi lavoratrici, noi precarie, noi immigrate, noi licenziate, disoccupate, noi universitarie, Noi oggi diciamo forte NO! E’ ora più che mai necessario e urgente che come donne, unite, affermiamo una nuova lotta che intreccia la questione di classe alla questione di genere, che sia inconciliabile e radicale. Una lotta per affermare, in maniera indipendente, il punto di vista delle donne in tutti gli ambiti e il nostro protagonismo la nostra doppia determinazione. Uno sciopero per la prima volta al femminile, perchè costruito autonomamente dalle lavoratrici, dalle operaie, dalle precarie, dalle disoccupate, dalle giovani e perché ha nelle sue ragioni, nella sua piattaforma l’insieme della condizione di lavoro e di vita delle donne. Una novità, una rottura inaspettata da parte di padroni, governo, vaticano, maschi, sindacato, e gli stessi lavoratori. Chiamiamo tutte a raccoglierlo e farlo proprio e ad organizzarci per realizzarlo. Invitiamo le delegate Rsu a costruirlo insieme a livello nazionale e nei vari posti di lavoro. per metterci in contatto scriveteci – 3475301704 http://femminismorivoluzionario.blogspot.com/
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